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Trasferirsi in Thailandia e aprire un’attività: i consigli da non perdere

Da SuperEdo

Aprile 04, 2022

Trasferirsi in Thailandia e aprire un’attività: i consigli da non perdere

Lasciare tutto e cambiare vita, ricominciare da capo con un nuovo lavoro e una nuova pagina della propria esistenza, magari in un luogo paradisiaco. Alzi la mano chi, almeno una volta, non ha mai sognato tutto ciò. Attenzione, però: sognare è bello, ma non si può improvvisare. Quando si decide di fare il grande passo e di cambiare Paese iniziando un’attività da zero, bisogna studiare bene la situazione. Come muoversi, per esempio, se la meta è la Thailandia? Sono tantissimi gli italiani che, negli ultimi anni, hanno scelto questo Paese per vivere e lavorare. C’è chi ha aperto un albergo e chi, come Edoardo, ha dato vita ad attività come Rawaiscooterrental, un business dedicato al noleggio di scooter nella meravigliosa location di Rawai.

Se vuoi scoprire come seguire il suo esempio, nelle prossime righe puoi trovare alcuni consigli utili al proposito.

Thailandia: il visto giusto

Per entrare in Thailandia si può fare riferimento a diverse tipologie di visto. Chi ha intenzione di stabilirsi nel Paese per lavorare, deve prendere in considerazione il cosiddetto visto Non Immigrant. Quando lo si chiama in causa, si inquadra un documento grazie al quale è possibile fermarsi in loco per un periodo iniziale di 90 giorni. Una volta trascorso questo lasso di tempo, è possibile rinnovare per un anno.

Il visto in questione può essere di tre diverse tipologie. Ecco quali:

  • B
  • BA
  • 0

Nei casi in cui si punta a trasferirsi in Thailandia per lavorare, bisogna richiedere il visto Non Immigrant di tipo B. Entrando nel vivo delle caratteristiche di questa tipologia di visto, ricordiamo che consente un soggiorno di tre mesi. Una volta trascorso questo lasso di tempo, il titolare del visto deve varcare una frontiera – non importa quale – rientrare in Thailandia e prorogare per altri 90 giorni la durata del soggiorno.

Come avviare il proprio business

A questo punto, arriva il momento di avviare il proprio business. Nella fase in questione bisogna richiedere un visto per affari e accertarsi che l’attività che si ha intenzione di aprire non rientri nell’elenco dei lavori proibiti agli stranieri. Quest’ultimo comprende, tra le varie professioni, il venditore di beni all’asta, il barbiere, il parrucchiere o la somministrazione di qualsiasi tipo di trattamento di bellezza. In Thailandia, gli stranieri non possono nemmeno aprire attività nel settore della tessitura di stoffe a mano (l’elenco completo delle attività comprende tantissimi altri lavori).

Per aprire un’attività in Thailandia è essenziale trovare un socio locale al 51% e investire una cifra pari ad almeno 50.000 bath thailandesi (cifra che corrisponde, al cambio attuale, a 1358,54 euro).

I settori più redditizi

Quando si valuta l’apertura di un business in Thailandia, è naturale chiedersi quali siano i settori più redditizi. In questo novero è possibile includere indubbiamente i servizi dedicati al turismo – tra i quali è possibile comprendere il noleggio di scooter, un mezzo che, visto il traffico di certe zone e la scarsità di mezzi pubblici, è molto richiesto da chi vuole muoversi agevolmente – e il mondo della ristorazione.

Da non dimenticare sono anche i centri di diving e l’insegnamento delle lingue, soprattutto l’inglese.

Le imposte

Un doveroso cenno va dedicato alle imposte. Gli imprenditori che producono il loro reddito nel territorio thailandese sono soggetti a una tassazione del 10% in caso di guadagni entro una cifra pari a 12000 euro. Si sale al 20 se, invece, i guadagni arrivano all’equivalente di 25000 euro. Sì, si tratta di una tassazione progressiva che prevede, oltre alla cifra sopra citata, una tassazione del 30%.

La tassa corrispondente all’IVA, nota come VAT, è pari al 7%. Questa percentuale bassa è uno dei motivi per cui la Thailandia è uno dei Paesi più apprezzati dagli italiani che vogliono aprire un’attività all’estero.

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