Calcio e tv, una storia che dura da decenni
Da SuperEdo
Luglio 30, 2021
Complice l’acquisizione da parte di DAZN dei diritti per la trasmissione della Serie A nel prossimo triennio, dopo quasi vent’anni di dominio assoluto da parte di SKY, non si fa altro che parlare di diritti televisivi legati al mondo del calcio. Il colpo grosso della società britannica inglese, d’altro canto, non poteva non passare inosservata, perché rivoluzionerà il modo di fruire il calcio da parte degli italiani.
Più che sulla stabilità della parabola, infatti, bisognerà far leva su una buona connessione internet, fattore tutt’altro che certo nel nostro paese. Tutto quanto accaduto negli ultimi mesi, con l’ingresso anche di Amazon per quanto concerne la Champions, è stato spiegato dettagliatamente da alcuni articoli apparsi su Minutidirecupero.it.
Novantesimo Minuto e la nascita dei diritti televisivi negli anni ‘80
Se Dazn e Amazon sono la testimonianza più tangibile di come le abitudini dei cittadini di tutto il mondo siano mutate nel corso degli ultimi dieci anni, con una spiccata preferenza per la visione degli eventi sportivi in streaming, la storia dei diritti televisivi legati al calcio italiano è lunga perlomeno cinquant’anni.
Ad aprire le danza, per quanto ovvio, fu la RAI, la tivù di stato, che nel 1970 decise di istituire Novantesimo Minuto, trasmissione che, seppur abbia perso appeal negli ultimi vent’anni, resta ancora un punto di forza della programmazione dell’emittente di Viale Mazzini.
Grazie ad essa, gli italiani potevano godere della visione degli highlights delle partite senza dover attendere la Domenica Sportiva, che veniva trasmessa la domenica in seconda serata. Negli anni ‘80, la Lega Calcio istituì i diritti televisivi, che furono, per quanto ovvio, appannaggio della RAI, che affiancò a Novantesimo Minuto un altro appuntamento fisso: la differita del secondo tempo della più interessante partita della giornata, trasmessa alle 19,00 su RAI2.
La rivoluzione degli anni ‘90: arriva il calcio in pay-tv
Negli anni ‘90, però, avvenne la vera rivoluzione. Ricalcando quanto già avveniva in altri paesi come Germania e Inghilterra, anche l’Italia decise di trasmettere la Serie A in pay tv. Il 29 agosto 1993, con la partita Lazio-Foggia, iniziò l’era dei diritti televisivi a pagamento, con l’emittente “TELE +”, tra i cui azionisti di riferimento figurava Silvio Berlusconi, che trasmise per tre anni il posticipo della domenica sera.
L’emittente milanese agiva, di fatto, in monopolio: all’epoca, infatti, non esistevano altri player nel mondo della pay-tv nostrana. E nel 1996, grazie ad un accordo con la Lega Calcio, riuscì a trasmettere la totalità delle partite del massimo campionato italiano. Un regime monopolistico che venne interrotto nel 1999, quando fu istituita la “Legge Melandri”: ogni singolo club calcistico poteva trattare direttamente la vendita dei diritti televisivi per le proprie gare interne.
Addio, quindi, alla vendita collettiva dei diritti. Ed addio al monopolio di TELE+, che fu costretta a fare i conti son Stream TV, nuova emittente pay che vedeva tra i soci di minoranza un certo Rupert Murdoch, il più facoltoso magnate televisivo, che all’epoca ebbe più di un contrasto con Silvio Berlusconi.
TELE + riuscì ad acquisire i diritti di Milan, Inter e Juventus e di altre otto compagini, mentre Stream si aggiudicò quelli delle restanti sette tra le quali spiccavano club in corsa per lo Scudetto come Lazio, Roma, Parma e Fiorentina.
Dal duopolio Sky-Mediaset, all’avvento di DAZN
Dopo quattro anni, complici le difficoltà economiche di TELE+, le due aziende vennero fuse, in SKY, emittente che già operava con successo in altri paesi straniera, Inghilterra in primis, di cui Murdoch era azionista di maggioranza. Nel 2003, con una mossa piuttosto avventurata, nacque anche il consorzio “Gioco Calcio”, voluto fortemente della Lega Calcio, che acquistò i diritti televisivi interni di club di secondo piano. La neonata emittente, però, ebbe vita breve e non riuscì a concludere la stagione 2003/2004.
Dal 2004 al 2018, SKY riuscì a trasmettere l’intera Serie A tramite il satellite, mentre sul digitale terrestre i diritti sono stati prevalentemente ad appannaggio di Mediaset, che, però, poté trasmettere solo le partite delle più blasonate squadre del nostro campionato. Fino al 2011, prima LA7 (tramite Carta+) e, poi, Dahlia TV affiancarono il “biscione” nella trasmissione dei diritti televisivi, con la suddivisione delle venti squadre partecipanti al massimo campionato italiano.
Col fallimento di Dahlia, però, la Lega Calcio fu costretta a rivedere il pacchetto dei diritti televisivi del digitale terrestre: Mediaset restò l’unica emittente, ma potè trasmettere le partite di sole otto compagini. La vera rivoluzione, il preludio a quello che stiamo vivendo in questi mesi, avvenne tre anni fa, con l’acquisizione al diritto a trasmettere tre partite in esclusiva da parte di DAZN.
Quest’ultimo, da agosto sarà il player di riferimento del campionato italiano di calcio, trasmettendo tutte le dieci partite di ogni singola giornata. A SKY, invece, resteranno le briciole: tre partite – sabato 20,45; domenica 12,30; lunedì 20,45 – in condivisione con la OTT britannica.
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